Arcaplanet adesso punta ad accelerare la crescita

Agrifarma, proprietaria del brand Arcaplanet, l’insegna di riferimento con oltre 390 Pet store in Italia e il canale eCommerce arcaplanet.it, ha annunciato un nuovo importante ingresso all’interno del proprio Consiglio di Amministrazione. A far data del 1° giugno, Peter Pritchard ha fatto il suo ingresso in qualità di Chairman all’interno del CDA.

Scenario di riferimento

Il mercato è florido. Grazie all’impennata registrata con lo scoppio della pandemia, seguita dal consolidamento più recente. Secondo stime di Grand View Research, il fatturato globale del pet food è destinato a crescere al ritmo del 4,4% annuo (tasso medio composito) da qui al 2030. Per raggiungere a fine decennio quota 139 miliardi di dollari, corrispondenti a poco meno di 130 miliardi di euro. È in questo contesto che opera Agrifarma, che ha da poco rinnovato i vertici scegliendo Nicolò Galante come amministratore delegato. E Alessandro Strati per ricoprire il ruolo di direttore finanziario.

Arcaplanet
Nicolò Galante, amministratore delegato

Il primo ha un profilo articolato, dato che in seguito alla laurea in Ingegneria Nucleare, ha iniziato la carriera professionale nell’ambito della ricerca e sviluppo, per poi entrare nel colosso della consulenza McKinsey & Company a Milano, diventandone socio e rimanendovi per vent’anni. Nel retail è sbarcato nel 2016, diventando chief operating officer di Central Group, proprietaria di diverse insegne di distribuzione (tra cui La Rinascente in Italia). Strati, invece, tra le altre cose ha maturato esperienza come è cfo di illycaffè, Fila e Moleskine.

L’integrazione

Nomine arrivate dopo il definitivo passaggio dell’azienda di cibo e accessori per animali domestici nel portafoglio di Cinven (multinazionale del private equity). Con una minoranza nelle mani del gruppo Fressnapf (leader paneuropeo nel pet care). Operazione finalizzata – tra le altre cose – a integrare Maxi Zoo Italia (insegna facente capo a Fressnapf) per creare il gruppo Arcaplanet (circa 360 pdv di quest’ultima più 135 della prima).
Che il mercato abbia un potenziale in buona parte inespresso trova conferma nell’interessamento mostrato da altri private equity. Come Pamplona, Hellman & Friedman e Pai, operatori che per loro natura tendono ad acquistare aziende con buoni fondamentali, ma valutazioni abbordabili. A fronte delle possibilità di internazionalizzazione e aggregazione con altre realtà del medesimo settore.

In precedenza

Fino all’acquisizione, l’azienda fondata nel 1995 a Carasco (in provincia di Genova) da Michele Foppiani era dal 2016 nelle mani di un altro fondo, Permira. Che aveva spinto sul pedale delle acquisizioni, tra cui Zoomarketshop, Country Shop, Zoodom Italia e Fauna Food-Medivet. Un approccio comune quando si parla di investitori istituzionali. Perché consente di creare leader di settore con tutti i vantaggi che ne derivano in termini di economie di scala, sinergia. E possibilità di resistere alla volatilità di mercato, che da fatto episodico sta diventando sempre una costante.

L’insegna

Arcaplanet ha chiuso il 2019 con ricavi per 306 milioni di euro e un margine operativo lordo di 37 milioni, numeri rafforzati nell’esercizio 2020, chiuso su valori rispettivamente di 339 milioni e 50 milioni di euro. Per il 2021 le attese erano per una chiusura intorno ai 400 milioni di euro. Numeri destinati a salire oltre la soglia del mezzo miliardo una volta consolidata l’integrazione con Maxizoo. Attualmente, l’insegna conta globalmente un milione di clienti attivi, rispondendo alle esigenze di tutti gli animali domestici, attraverso un’offerta innovativa di prodotti e servizi, inclusi marchi esclusivi di alta qualità.
Le dimensioni raggiunte dalla nuova realtà hanno spinto l’Antitrust ad accendere un faro al momento dell’aggregazione. La procedura, conclusa da poco, ha portato a individuare 78 mercati locali e altrettanti punti di vendita, quasi tutti nel Nord Italia, nei quali sussistono indici critici di prossimità concorrenziale, con una quota congiunta delle parti mediamente pari al 51% a fronte del 10% circa del secondo operatore. Da qui il via libera all’operazione, subordinato alle cessioni di determinati punti di vendita.

Posizionamento di elevato potenziale

Il segmento di cui si parla è quello dei prodotti premium e superpremium. “Il prezzo medio di un chilogrammo di alimenti venduti dai pet shop – rileva l’Antitrust – risulta più che doppio rispetto a quello della gdo. La distribuzione moderna appare infatti orientata sulla fascia di prezzo medio-bassa, con un’offerta volta soprattutto a garantire maggiore convenienza, in termini economici e di velocità di acquisto”.
L’ultima novità è l’investimento da 25 milioni per realizzare un nuovo impianto industriale per la produzione di petfood a San Vito al Tagliamento. Iniziativa condotta da First One, che è una controllata di Agrifarma. La società ha siglato un accordo di sviluppo con il ministero per lo Sviluppo economico, con quest’ultimo ha messo a disposizione 9,5 milioni di euro di agevolazioni.
Il nuovo impianto friulano avrà una capacità massima di 61mila tonnellate all’anno di prodotti secchi e si svilupperà su una superficie complessiva di 34.008 mq, di cui 8.331 coperti.