Con la domesticazione e la stretta convivenza degli animali domestici con l’uomo, il cibo non è solo un mezzo per nutrirli, bensì anche un modo di gratificare l’amore che manifestano nei nostri confronti, è una forma di comunicazione non verbale, attraverso la quale decliniamo la relazione che instauriamo, con loro.
Offrire il cibo al proprio cane è un gesto che rende felici e una forma di attenzione e cura è un’attività sociale. Il cane si adatta facilmente alle abitudini stabilite dai membri della famiglia, adeguandosi agli orari di somministrazione del cibo, al tipo di alimenti che gli sono offerti e alla frequenza dei pasti.
Ma se il cibo rappresenta l’unico punto di contatto nella relazione con l’uomo, diventa anche un sintomo di una relazione patologica, una spia che qualcosa nella relazione con i membri del gruppo non funziona.
Mangiare molto, mangiare in modo famelico, o ingerire tutto quello che trova anche di non commestibile (la terra, i fazzoletti di carta, i tappi di plastica o le proprie o altrui feci), o non mangiare affatto, sono tutti modi con i quali il cane manifesta uno stato emotivo.
Con il cibo il nostro fedele amico comunica la sua ansia per una situazione che non riesce a gestire, oppure la frustrazione per la mancanza di qualcosa, per esempio l’assenza di una persona della famiglia, o di uno spazio per correre o giocare con il proprietario. Mangiare può essere una strategia per combattere la noia o attirare l’attenzione di un proprietario distratto.