Domina la severità? Gli italiani sono dei bravi pet parent: amano in maniera smisurata i loro cani ma sanno quando usare la fermezza. E, soprattutto, che non è bene essere troppo accondiscendenti con loro. È curioso, però, che non se ne rendano conto e credano, invece, di viziare troppo i loro pet.
Cattive abitudini
Un sondaggio di amusi, (https://www.amusi.it), brand Made in Italy che offre prodotti su misura per la nutrizione e il benessere del cane, ha fatto scoprire che il 51,8% degli italiani è convinto di viziare il proprio cane con “cattive” abitudini e dandogliela sempre vinta. Ma la realtà è ben altra. Secondo i risultati ottenuti, infatti, gli italiani sono dei bravi padroni e a volte anche troppo severi.
Il sondaggio, svolto tra la community di amusi a febbraio 2023, ha permesso di scoprire che la maggioranza degli italiani padroni di un cane ha un atteggiamento più da signorina Rottermeier che da Paris Hilton: un cane obbediente richiede inflessibilità e severità, anche se (quando si tratta di cibo e di letto) si chiude molto spesso un occhio.
Comportamenti sintomatici
Quali sono i comportamenti sintomatici di un cane viziato? Ebbene, il 45,5% degli italiani dichiara che il cane sale sempre sul letto e dorme assieme al padrone. Lo fa solo ogni tanto il 19,6% del campione, mentre gli integerrimi sono il 34,8%. Le sgridate di fronte alle marachelle, invece, ci sono sempre per il 43% del totale, mentre è solo un italiano su cinque (il 19,6%) a dargliela sempre vinta.
L’ambito, invece, in cui gli italiani cedono più volentieri è il cibo. Popolo di buongustai, i pet owner puntano a che anche i cani abbiano solo il meglio per loro. Due italiani su tre usano il cibo come un premio: il 31% ha sempre degli snack golosi in borsa per il cane e il 34% cerca di farsi perdonare con uno snack se è stato via per troppo tempo.
Gli integerrimi dichiarati
Gli integerrimi sono solo il 35% dei rispondenti. “L’alimentazione non va usata come una coccola, è uno degli errori principali nella relazione cane-padrone. Non è così che lo gratifichiamo: è possibile premiarlo con uno snack o una ricompensa particolare se ‘ha fatto il bravo’, ma anche in questo caso è bene agire nella giusta misura, sia per evitare di farlo ingrassare, sia per garantirgli quell’appagamento che la sua natura richiede”, spiega Costanza Delsante, medica veterinaria e consulente di amusi.
Cibi diversificati
Anche quando si parla di crocchette gli italiani si dividono in due: se metà campione compra sempre le stesse crocchette, senza temere che il cane si annoi, l’altra metà ama fargli provare sapori nuovi e ricercati (20,4%) o cambia gusto o alimentazione quando trova qualcosa di qualità che lo incuriosisce (30%). Se nel 40% dei casi si cerca di controllare attentamente la sua dieta, senza sgarri, non manca chi arricchisce la ciotola con altri alimenti, che siano ottimi avanzi (34%) o persino dettagli gourmet, come una spolverata di parmigiano o dei cubetti di prosciutto (24%).
Una cosa è chiara: gli italiani non viziano i cani facendo shopping per loro. Abiti e accessori non vengono percepiti come davvero indispensabili e solo il 5% degli italiani dichiara di avere un armadio pieno di pet outfit. La maggioranza dei rispondenti (il 52%) si limita ad avere giusto un impermeabile ed un cappottino, mentre la percentuale di chi non teme le intemperie né si fa suggestionare dalle passerelle è pari al 43% del campione.
Consapevolezza e regole
“L’amore per il proprio cane – conclude Costanza Delsante – passa anche dalla consapevolezza che le regole servono per una convivenza pacifica e una buona educazione. Riempire di coccole e ridurre a zero le regole sono due fattori assolutamente controproducenti: la relazione cane-padrone si basa su di un rapporto gerarchico in cui l’uomo è l’elemento dominante. Le coccole sono segnale di gratificazione, di affetto, e devono essere un premio per un atto positivo. Troppe tenerezze possono disorientarli, perché non ne capirebbero il motivo. Gli animali domestici hanno bisogno di sapere chi è la guida del branco e soprattutto devono avere un linguaggio comune con cui comprendersi a vicenda”.